Sessanta

 

Porto con me, da quando son nata, un oggetto  che mi fa compagnia  e che non abbandono mai.

E’ un caro compagno di viaggio, del quale non saprei fare a meno: non è usurato dal tempo che passa, non ha un peso reale e non costa fatica custodirlo da sguardi indiscreti.

Lo apro spesso per ritrovarvi qualcosa che vi ho riposto o per infilarvi qualcos’altro.
Oggi è un giorno speciale e voglio aprirlo con voi.

Infilo la mano alla rinfusa ed ecco …..

La foto sciupata di me piccolina sulle gambe della nonna… e quella con papà seduta sulla mitica 600 grigio topo

Il lettino rosa con la bambola dai capelli di nylon biondi- la befana del dopolavoro ferroviario

L’attesa di nonna Grazia con gli addobbi di cioccolato per l’albero di Natale

I bagni alle Terme di Telese unico surrogato di vacanze e poi Scauri da raggiungere in treno

La televisione  con la TV dei ragazzi e Rin-Tin-Tin di pomeriggio  e la sera con gli sceneggiati di Cronin

L’ammaraggio sulla Luna e la tragedia del Vaiont fissi nei miei occhi poco più che bambini.

Il Geloso per registrare la Hit Parade di Luttazzi il venerdi e riascoltare le canzoni della beat-generation

I Beatles (che amavo)  e i Rolling Stones (che non sopportavo)

La gonna lunga che si faceva mini di nascosto appena uscivo di casa

Le feste da ballo in casa, dove il numero delle ragazze era sempre inversamente proporzionale a quello dei ragazzi

Le nebbie beneventane dei mattini uggiosi di scuola che risuonavano di  risate spensierate, ma soprattutto  di corse col fiato in gola per non arrivare dopo il suono della campanella

Dove ti attendevano  l’arcigna preside Collarile  sulle scale del Magistrale e il grembiule nero in aula

La pergola  odorosa di uva fragola, le mele verdi di San Pietro, le pesche e le albicocche “colte e mangiate” nelle pause rubate allo studio delle calure estive.

Le amarene che il sole e lo zucchero trasformavano in delizie profumate, da tenere sotto chiave per le occasioni importanti.

Il bursò di edera abbarbicata per rinfrescarsi sulle panchine di cemento “fai-da-te”

I pomeriggi di studio alla scrivania di papà-ex-falegname e anche  ex-musicante, che non voleva emigrare e che è riuscito a restare

Un vestito ecrù  a dare forma e corpo  ad una ragazza determinata a scrivere  una  lunga  e mai terminata storia d’amore

Foto di figli che   sorridono, che suonano, che partono e  rimandano a storie di  mare d’estate, di   monti innevati  d’inverno, a feste di compleanno  tra corse,   rimpiattini,   altalene,  giochi, coca-cola e torte colorate

Le lucciole ad intermittenza  a sospendere  l’oscurità delle sere d’estate,  la Vespa nascosta in garage per sorprendere, il 125 a 16 anni,  la prima vacanza dei figli da soli, i 18 anni, l’Università….quella sindrome del nido vuoto  destinato (meno male!) a riempirsi di nuovo

Le Lauree, le specializzazioni, i congressi occasioni imperdibili di viaggi, alla scoperta di nuovi mondi

Gli amici del ballo, le spensierate e sudate serate  conviviali

Le tante mancanze di persone care, con vuoti di affetti mai più colmati

La scuola, i colleghi, le recite-dapprima  organizzate e realizzate, poi solo presenziate- il lavoro sempre più dilagante negli spazi di vita, ma sempre  tenacemente affrontato.

Tutto qui dentro, custodito gelosamente senza  usare lucchetto o   chiavistello, perché nessuno potrà mai violare questo spazio virtuale, in cui racchiudere il tempo che passa.

E’ la valigia dei ricordi  che ospita  tutta la  mia vita e che mi porto dietro come patrimonio più prezioso.

Grazie a tutti voi che siete con me  stasera a crearne ancora uno.

E’ un’emozione che mi toglie il fiato.

Vi  stringo tutti in un caloroso abbraccio perché siete tutti la mia ricchezza.

6 settembre 2015

 

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