Sale lo sguardo al campanile e intercetta il volo di garrule rondini intente ad intrecciare gaie trine di infinito nel terso cielo di maggio. Quasi a dirci: esultiamo con voi! E la piazza rivive nei passi, nei saluti, nei sorrisi, nei vestiti che odorano di nuovo, si rigenera come luogo d’incontro, baciata dal calore del sole.
La mente rimanda ai tempi andati: la policroma bancarella delle leccornie attira la mia attenzione. Oggi, come allora, è come un fiore per le api. Ma non vedo più le ciliegie o le nocciole infilate. C’è tanto spazio per giocattoli made in PRC e borse falsamente griffate. E’ il segno del tempo che muta in fretta. Per fortuna, restano le noccioline e la cupeta da acquistare.
Mi perdo nei volti di chi, come me, sotto il sole, è qui a celebrare il Nostro Santo Protettore, mentre ascolto l’omelia di Mimmo, il Vescovo di strada, come ama farsi chiamare. Le sue parole arrivano all’anima e scuotono, con dolcezza, la coscienza: un semplice invito ad amare e a fare del bene. Senza chiedere nulla in cambio. Semplice più a dirsi che a farsi.
E’ bello ritrovarsi qui, nella nostra piazza, anche solo per un giorno, tra persone conosciute o meno, rugose o acerbe, cordiali o riservate.
Una comunità che sa cercare il suo passato nell’oggi del legame al proprio Santo ha motivo di sperare.
E la musica va…e le campane annunciano la festa.