Decalogo

  1. La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.
  1. La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta.  La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno.
  1. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati.   La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande.
  1. La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e c’è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido.
  1. La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile.  La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.
  1. La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No, 3, vai a posto.  La scuola migliore è quella che dice: mettiamoci comodi e vediamo dove abbiamo sbagliato.
  1. La scuola peggiore è quella che dice: tutto quello che impari deve quadrare con l’unica vera religione, quella che ti insegno io.  La scuola migliore è quella che dice: qui si impara solo a usare la testa.
  1. La scuola peggiore rispedisce in strada chi doveva essere tolto dalla strada e dalle camorre. La scuola migliore va in strada a riprendersi chi le è stato tolto.
  1. La scuola peggiore dice: ah com’era bello quando i professori erano rispettati, facevano lezione in santa pace, promuovevano il figlio del dottore e bocciavano il figlio  dell’operaio. La scuola migliore se li ricorda bene, quei tempi, e lavora perché non tornino più.
  2. La scuola peggiore è quella in cui essere assenti è meglio che essere presenti. La scuola migliore è quella in cui essere presenti è meglio che essere assenti.

(Domenico Starnone a Vieni via con me – programma di  Fabio Fazio su RAI 3 –  29 novembre 2010)

Un decalogo per riflettere e per augurare buon lavoro a tutti quelli che -come me- “fanno la scuola”.

E’ questo il mio auspicio del nuovo anno scolastico:  andare alla ricerca, tra  arcipelaghi di incertezze,  conformismo e omologazione sociale,  di quegli orizzonti di senso capaci di realizzare  la formazione come liberazione ed emancipazione della persona, che  si autentica nella reciprocità.
Continuare a produrre un  sapere, in cui lo stupore e la meraviglia  trovino costante alimento,  sarà il corollario di un agire costruttivo,  che, allontanandosi dal “sotto costa”,  sappia aprirsi ad  una progettualità “a mare aperto”,  che  consegua traguardi di sviluppo sempre più ampi.

Buon lavoro, a tutti noi!

16 settembre 2013

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