Come deve essere la scuola?
Una sola risposta: a colori, vivificata dalla freschezza degli studenti, del loro essere-futuro, nei cui volti si specchiano le nostre identità di educatori.
Il pensiero va a quel verso del poeta Mario Luzi che Angelo Marcucci, in qualità di dirigente USP, mi ha dedicato per la festa del mio pensionamento.
“Anche tu sei nel gioco, anche tu porti pietre rubate alle rovine verso i muri dell’edificio!”( Nel magma 1966)
Un’immagine bellissima che sintetizza magnificamente l’inappagata ed inappagabile tensione al positivo dell’essere.
Ho avuto il privilegio di essere nel gioco della formazione per anni, con la possibilità di attingere dal passato tutto quello che potesse servire per la costruzione del nuovo sistema formativo, dove trovano dimora tradizione ed innovazione, nonchè pietre miliari importanti:
la scuola come comunità educante,
la scuola partecipata,
la scuola con forti legami di appartenenza,
la scuola di condivisione di relazioni,
la scuola radicata nei valori,
la scuola aperta al sociale.
A voi che restate, dico:
“Abbiatene cura. Perché curandola, curerete voi stessi, nella consapevolezza di svolgere un compito difficile ma unico, per il quale non sono mai sufficientemente bastevoli preparazione professionale, disponibilità, impegno, collaborazione, capacità propositive e progettuali.
Abbiate cura dei ragazzi che la frequentano, guardateli negli occhi ogni mattina e cercate di carpirne i loro bisogni, i loro desideri, le loro aspirazioni.
Accarezzate ed accompagnate i loro sogni, accrescete la loro fiducia e ogni possibilità per valorizzare il loro capitale umano, la capacità di essere “portatori sani di cultura”, coscienti ciascuno del proprio progetto di vita e della propria storia, nonchè delle forze di cui dispone.
Siate consiglieri insostituibili dei loro genitori, accompagnateli e guidateli nell’ arduo compito dell’educare.
Lavorate con onestà, lealtà, spirito di servizio e trasparenza, in piena sintonia con gli altri, nella consapevolezza che state svolgendo un’ insostituibile funzione sociale e civile, la sola in grado di giocare un ruolo inderogabile nella costruzione della cultura, della cittadinanza attiva, della cooperazione e della legalità. Fate “sistema” nel territorio, usando l’agire comune per rendere sempre protagonisti gli studenti con le loro esigenze e le loro attese. E domani, da cittadini consapevoli, si ricorderanno di voi”.
Questa è stata la mia bussola, nel mare talvolta calmo, più spesso tempestoso dell’educare, che ho navigato in tutti questi anni. Io l’ho fatto. Ce l’ho messa tutta.
La “ mia” burocrazia è stata sempre e solo un’ attività funzionale al soddisfacimento delle esigenze dei singoli e della comunità, con uno sguardo benevolo e sempre attento alla persona, che merita rispetto ad ogni età. E vado via con una grande serenità nell’animo.
GRAZIE a tutti voi, che avete condiviso il mio cammino in tutti questi anni.
29 giugno 2016