Capodanno a Varsavia 3° giorno

 

E’ il 1° gennaio 2019 e  la pioggia ha deciso di trascorrere la giornata con noi.  La previsioni ci dicono che lo farà fino alle 16:00. Bisogna organizzarsi. Vicino all’albergo parte il bus panoramico Hop on Hop of.

E’ una soluzione, per non bagnarci ancora come il primo giorno e per una visita veloce alle altre zone della città. Il biglietto costa 11 €. a persona. Muniti di cuffia, saliamo al piano superiore, dopo aver ricevuto il depliant con il percorso. La pioggia offusca la vista perché i finestrini non hanno il tergicristallo e fa pure tanto freddo, ma resistiamo. Meglio qui che all’aperto! La zona del centro storico è già molto nota, ma il punto di osservazione è diverso. Godiamo della vista dei mercatini da un’altra prospettiva e ci imbattiamo nella Statua del Giovane Ribelle, alta solo un metro e mezzo.  E’  il monumento al piccolo eroe ed  il casco troppo grande per lui ci racconta  che  il 1° agosto del 1944 lui, con tanti altri bambini e con tutta  la popolazione di Varsavia insorsero contro l’invasore tedesco. Avevano una media di 1 fucile ogni dieci persone e per il popolo polacco fu una strage.

Proseguendo verso Muranow, il quartiere ebraico, passiamo davanti al Monumento di  Umschlagplatz, che  segna il punto di partenza per gli ebrei destinati al campo di sterminio di Treblinka. La scultura ha una forma rettangolare con pareti di marmo e vuole ricordare i carri di bestiame in cui erano ammassati i prigionieri.   Proseguendo incrociamo prima il cimitero cattolico e poi quello ebreo, ma riusciamo a vedere ben poco, a causa degli alti muri di mattoni, che ostacolano la vista. Passiamo davanti al Monumento all’insurrezione di Varsavia, svelato nel 1989,  che abbiamo già visitato il primo giorno.

Ci spostiamo verso il quartiere finanziario di Varsavia, dominato dal Palazzo della Cultura e della Scienza, edificio regalato dall’Unione Sovietica alla nazione polacca e costruito tra il 1952 e il 1955. Con i suoi 237  metri di altezza e 42 piani, l’edificio è tuttora il più imponente della capitale polacca e di tutto il Paese anche se la struttura, che ospita sale per congressi, teatri, un cinema multisala, due musei, una università, aree residenziali e uffici, non è mai stata  amata dagli abitanti di Varsavia. Dalla terrazza al 30° piano, a 114 metri dal suolo, si può godere di un bellissimo colpo d’occhio sulla città ed è possibile far correre lo sguardo fino alle  sterminate pianure della Masovia.

L’architettura dell’edificio è strettamente correlata ai diversi grattacieli costruiti in Unione Sovietica nella stessa epoca e in particolare richiama lo stabile dove ha sede l’Università Statale di Mosca; tuttavia l’architetto sovietico ha incorporato nel progetto alcuni particolari architettonici polacchi rendendolo un mix di realismo sociale russo e storicismo polacco.

Si prosegue  attraversando la zona del   pittoresco parco  Ujazdow,  che ospita numerose ambasciate in direzione del parco Lazienki che con i suoi 76 ettari di estensione è uno dei più grandi della nazione. La giornata non consente una visita, seppur breve, per la pioggia battente e dobbiamo accontentarci del racconto dell’audio-guida.

All’interno del parco sorge il Palazzo sull’acqua (anche detto Palazzo Łazienki o Palazzo sull’isola) ed altri edifici tra cui due ricostruzioni di templi antichi e un teatro all’aperto.

Fu progettato nel XVII secolo  come “parco per i bagni” e nel XVIII secolo fu trasformato dal re polacco Stanislao II Augusto Poniatowski in un sito con palazzi, ville, capricci architettonici e monumenti.

Nel 1918 divenne ufficialmente parco pubblico ed è oggi anche un’attrattiva turistica della città. Vi si tengono vari eventi culturali, mentre nel parco si possono ammirare  pavoni e scoiattoli.

Prima di concludere il percorso passiamo davanti al Parlamento,  al Museo Nazionale e all’Università.

Un vento gelido misto a pioggia ci investe dopo la discesa dall’autobus, ci ripariamo in albergo per riscaldarci un po’, rilassandoci nella hall. La fame si fa sentire, ma non abbiamo voglia di uscire di nuovo. Decidiamo allora di mangiare nel ristorante dell’albergo. Sala molto accogliente, ma le sedute dei divanetti sono basse e scomode. Il menù in polacco ed inglese ci presenta specialità del luogo, ma andiamo sul sicuro: carne e patate, qualcuno prende il salmone, Luca  sceglie un piatto, su consiglio del cameriere, senza sapere di cosa si tratti.  Alla fine scoprirà di aver mangiato carne di cervo. La mia entrecote è durissima e resto praticamente digiuna. Meno male che il pane ed il burro chiarificato e incartato a mo’ di cilindro erano deliziosi. Alla fine si esce dall’albergo e, come previsto, smette di piovere! Sono le quattro del pomeriggio, il cielo è già buio e ci si rintana in un bar per un caffè veloce. Ma qui non è come in Italia: il caffè viene servito su un vassoio di legno da portare di persona  ai  tavoli, senza pagare  alcun sovrapprezzo e, dunque, ci si deve scappottare perché c’è un caldo infernale. Si esce e si continua a passeggiare, scoprendo che la Ferrero Rocher sponsorizza una bella strada del centro con delle stupende luminarie. I negozi, come annunciato, sono tutti chiusi; la gente riempie la strada senza traffico, ma anche i tantissimi locali aperti. Ne scopriamo uno, mentre andiamo alla ricerca di una vodka-cherry di cui ha parlato un amico a Luca, ma della quale non c’è notizia. In compenso all’esterno di un locale, vendono il vino allo cherry. Sarà questo? Incuriositi entriamo nel locale, molto caratteristico all’interno perché ha il soffitto fatto di bottiglie di vetro riempite da un liquido rosso. Assaggiamo la bevanda. E’ buona ed assomiglia molto al nostro cherry. Proseguendo sulla strada, ritroviamo il monumento a Copernico, opera del 1830, nella piazza della scienza, dove a terra è riprodotto il sistema solare.

Sul fondo della piazza, dietro al monumento, si staglia un elegante edificio dalla facciata neoclassica che ospita l’Accademia polacca delle scienze nel  palazzo Staszic, realizzato nel 1820-23 su progetto di Antonio Corazzi per la Società degli amici delle scienze.  Passeggiando verso il Castello, i giovani esprimono il desiderio di visitare il quartiere Praga; google maps ci dice che dista quasi due km, decidono di  prendere un uber- taxi, mentre noi adulti preferiamo ritornare ai mercatini e qualcuno in albergo.

Cerchiamo un locale per la cena, ma il proposito di mangiare da Zapiecek svanisce per le lunghe file di ogni ristorante della sua catena. Qui a Varsavia si mangia molto presto e siamo proprio  nell’ora di punta: le 19:00. Alcuni vanno a mangiare sushi, noi che non lo preferiamo troviamo posto in un pub vicino all’albergo, mangiamo wurstel e patate fritte, gnocchi di patate e costolette di maiale, tutto molto buono, compresa la birra, ad un costo molto basso “23 euro a coppia”. In albergo, sostiamo nella hall per degustare una grappa e dialogare prima di ritirarci in camera. Domani si riparte!

Devo dire che   Varsavia non ha affatto deluso le mie aspettative. Qualcuno che c’era già stato, mi raccontava di una città tutta rifatta. Io l’ho trovata “rifatta molto bene”, curata nei dettagli, di buon gusto, illuminata con classe e senso estetico. E’ una città dalla storia triste, che sa custodirla gelosamente  e la sa ben offrire ai visitatori. Lo Stare Miasto è un gioiello prezioso, ben curato e luogo di aggregazione dei varsaviani. Per i turisti un luogo da godere, lontani dal traffico, dove il  passeggiare, il vociare, l’osservare diventano piacevoli intrattenimenti di conoscenza.

Percorrendo le strade della città nuova, percepisci che passato e presente si mescolano, laddove  gli ultramoderni grattacieli  con le facciate “a specchio” riescono a convivere bene con i sobri  edifici di un tempo, tutti uguali come scatoloni.  E riesci a respirare l’aria di rinnovamento che spira,  quella  voglia di modernità che fa da volano alla crescita, quello sforzo  dinamico e volitivo di una città che guarda al futuro senza timore, senza dimenticare il suo terribile passato. Cercano, i varsaviani, di allontanare le note  tristi che talvolta  riaffiorano nei  loro volti e nei loro modi,  anche quando si sforzano di essere  amabili e gentili con i turisti.

 

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