Natale: è tempo di migrare!

 

Da qualche giorno gira in TV una pubblicità imbarazzante di una nota catena di supermercati, che riprende il fenomeno, mai sconfitto, dei nostri giovani meridionali costretti  a partire alla conquista di un posto di lavoro.  E’ uno spot di soli trenta secondi, ma quanto basta perché la rabbia salga, chiamando a raccolta tutti i neuroni  per riflettere che al peggio non c’è mai fine e, se si  tratta di far soldi, va bene anche un uso inopportuno di lacerazioni sociali a fini promozionali.

A tutti i nostri ragazzi che vanno lontano, Conad augura buon Natale!

Partire è il mantra dei nostri giovani, sperando  di non ritrovarsi in un supermercato dove ci sono persone, oltre le cose, dove un dipendente si alza di notte per andare a selezionare prodotti da scontare, dove si può anche  partorire!

Ma qui si va ben oltre la decenza!

La famiglia, con accento rigorosamente del Sud, è presentata come una caricatura, con i soliti  luoghi comuni: la mamma piagnona che, in segno di protezione, poggia il caciocavallo sulle camicie stirate di fresco, il figlio che la rimprovera e ribadisce che deve andare, il papà che gli presenta immediatamente la soluzione vincente,  cioè la carta prepagata che gli farà riassaporare la vicinanza familiare attraverso l’acquisto di prodotti di quel supermercato.

Una macchietta d’altri tempi, tristissima e falsamente consolatoria, che evidenzia  per questa terra  la piaga dell’andar via e  che non c’è Natale che tenga.

Dalla valigia di cartone legata con lo spago  di bisnonni e nonni,  siamo passati alla valigia colma  di camicie stirate e alla card prepagata con potere sostitutivo di legami identitari, ma la sostanza è sempre la stessa. Dal Sud si parte dal 1861, senza soluzione di continuità e senza volontà di ridurre il divario creato apposta per farci restare colonia interna.

I nostri  giovani non devono cambiare paese, ma lottare per  cambiare il Paese!

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