Sempre più di frequente mi capita di pensare all’attuale condizione umana, prigioniera di un ‘perpetuo e trafelato presente’, in cui tutto è affidato all’esperienza del momento.
Vedo gruppi sociali muoversi in un dinamismo frenetico che travolge ogni dimensione della vita.
Vedo piazze ospitare un distratto passaggio di individui.
Vedo giovani ed adulti attraversare indifferenti luoghi d’incontro , in cui la buona educazione garantisce la reciproca compagnia, ma alla distanza giusta, che mette al riparo da un possibile coinvolgimento più stretto.
Vedo persone nei luoghi di consumo, stimolati all’azione e mai all’interazione, poiché il consumo è attività individuale, pur se molto omologante.
Vedo i non-luoghi, spazi affollati ma vuoti di significato.
Vedo, in sostanza, spazi incapaci di negoziare un progetto di vita in comune, dove la ‘cultura dell’adesso e della fretta’ mette in crisi le dimensioni costitutive più intime della personalità e del comportamento, come le aspirazioni e le potenzialità di ‘costruirsi persone’, di instaurare relazioni interpersonali gratificanti e portatrici di un equilibrio emotivo non effimero.
Condannati a vivere in un’incertezza permanente, che è causa ed effetto di precarietà emozionale e instabilità relazionale e valoriale, nella scuola- presidio progettuale per eccellenza- proviamo a fornire risposte.
E’ una scommessa ardita.
Perché occorre dare prova di inventiva, di creatività, di riflessione e di impegno personale tenace.
Perché occorre fondare ed impostare ogni iniziativa educativa su basi non illusorie e non arrendevoli , ma realistiche e progettuali, per un’azione –quella di educare e orientare i comportamenti delle nuove generazioni– sempre più difficoltosa e sempre a rischio.
Oggi più che mai, occorre un asse fra passato, presente e futuro, che leghi le scelte in una sequenza dove il tempo non è una trama “puntillistica” di attimi, ma una curva evolutiva che solo la nostra volontà può inclinare verso l’alto o verso il basso. (Zygmunt Bauman)
Occorre una capacità di ricerca faticosa, continua e profonda.
Che implica anche sofferenza, forse dolore, come ci ricorda la Pasqua di Resurrezione- passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene- che , pur avvenuta una volta per sempre e per tutti, deve attuarsi in ogni tempo e nello spazio concreto della nostra esistenza.