Gli scioperi di questi giorni , che -con un effetto domino -si stanno dilatando a macchia d’olio, spingono le persone a porsi nuovi interrogativi , ma soprattutto a ricercare risposte credibili ed immediatamente operative. TIR fermi ai caselli hanno reso di colpo le nostre vie sgombre dal traffico e dai sorpassi, regalandoci paesaggi da day-after. I media ci ripropongono immagini sconcertanti fatte di scaffali miseramente vuoti dei supermercati. Oggi il terremoto non è solo metaforico: l’Italia è ridiventata di colpo fragile, a livello sismico, ma soprattutto energetico ed economico. Sta crollando un sistema – ritenuto infallibile – in cui sembrava che bastasse mettere mano al portafoglio per domare il mondo!
Oggi gli autotrasportatori protestano perchè la benzina e il gasolio sono rincarati, così come le tariffe autostradali. Dicono che non ci stanno più nei prezzi. E’ verissimo e hanno ragione, come i pescatori, come gli agricoltori, come gli allevatori, come tutti quelli che producono il cibo che mangiamo, mentre gli altri lo scarrozzano su e giù per la Penisola.
Il petrolio è un ingrediente sempre più importante del nostro cibo. Indispensabile come l’aria che respiriamo. Ma ce n’è sempre meno e non basta più!
Mettere in campo delle controffensive rispetto al modello della crescita economica infinita e dell’inesauribile abbondanza di tutte le merci è nostro compito.
Bisogna riorganizzare le nostre sclerotizzate abitudini .
Evitiamo di acquistare prodotti “fuori stagione” che richiedono consumo di energia e di carburante, proviamo a produrre da noi il cibo, vicino ai luoghi in cui viene consumato.
Impariamo a seguire seriamente il regime dietetico che non spreca il cibo e ne fa comprare solo la quantità che ci serve.
Ma, soprattutto, inforchiamo gli occhiali dell’attenzione quando acquistiamo, per analizzare le etichette dei prodotti che portiamo sulle nostre tavole.
Riscopriamo il piacere del “fare” con le nostre mani.
Ci faremo certamente del bene!
E se non ci sarà la crescita? Pazienza, potremo farne a meno!