30 secondi…..restate con noi!

Da quasi tre mesi (sigh!) siamo in diretta TV con la guerra in Ucraina.

Servizi TG, Speciali TG, Maratonementana, Talk, Rassegne Stampa… ognuno fa la sua parte. Pubblico e privato, senza differenze.

Stiamo tutti dalla parte della Nazione invasa, ci mancherebbe!

In guerra si fronteggiano invasori ed aggrediti e ,da sempre, ci si schiera con gli aggrediti.

Tutti gli esperti ospiti nei programmi espongono le loro teorie sul perché si sia arrivati a questo punto di non-ritorno, le loro  tesi su quanto sta accadendo, le loro ipotesi  su quello che accadrà.

Gli inviati speciali raccontano la guerra quotidiana con ogni dettaglio, ci informano e- soprattutto- ci invitano a riflettere su questa sciagura senza senso, che sta provocando  sofferenze immani, ancorché inutili, di quanti stanno in prima linea, nelle trincee, nei rifugi sotterranei o in ricoveri di fortuna,  appesi ad un flebile filo, tra la vita e la morte.

Lavoro informativo egregio- in modi diversi- da parte di tutti.

Con un qualcosa, però, che stona.

Mentre i cosiddetti “esperti” cercano di trovare le parole giuste per argomentare pensieri e idee, il conduttore fa di tutto per assumere pose  contrite da racconto di guerra: occhi tristi,  voce cupa, ciglia aggrottate e sguardo angosciato.

Eppure, a cadenze regolari, sembra  perdere interesse per quel che dice e fa, mentre osserva qualcuno che sbraccia  oltre la telecamera.  E’ il momento della pausa e bisogna cercare  il modo giusto per interrompere il relatore:

“Scusi, purtroppo la devo fermare per pochi secondi di pubblicità, ma torniamo subito. Non andate via!”

La guerra, che ha imposto il cambiamento di tutti i palinsesti,  dovrebbe essere l’anima di ogni trasmissione ed invece  viene parcellizzata, sotto i colpi   dei contratti milionari che gli sponsor  versano alle TV sia pubbliche che private, senza sentir ragioni.

Il racconto che ne viene fuori è di una guerra ad intermittenza, per cui alle scene di orrore e di morte di un momento prima  -che scuotono le coscienze di chi è davanti allo schermo- si susseguono inviti ilari e giocondi a comprare automobili ipertecnologiche,  beni di consumo di cui  faremmo volentieri a meno in questo momento tragico che tiene tutti gli Europei e il mondo intero con il fiato sospeso.

Una vergogna che almeno la TV di Stato, a cui paghiamo il canone,  non dovrebbe consentire. Perché almeno uno-dico un solo canale- non viene dedicato esclusivamente alle informazioni sulla guerra in Ucraina, senza interruzioni di sorta?

La guerra esige rispetto, serietà, moralità, empatia.

Non si possono vedere scene di famiglie tipo mulinobianco che pubblicizzano colazioni e merende per bambini felici, mamme amorevoli e papà sorridenti, mentre abbiamo  negli occhi scene di famiglie bombardate, di papà che combattono, di mamme che fuggono, di nonni che muoiono inermi per stenti.

E’ chiedere troppo al business dei profitti?

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