Mancanze

 

E quel giorno tanto temuto è arrivato. La notizia che mai avresti voluto sentire corre sulle onde del telefono. Una figlia che annuncia di una madre che non c’è più con la voce  fioca, rotta dal pianto per  una partenza senza più ritorno. Anche zia Nina è andata a raggiungere chi è partito prima. Come gli altri, in silenzio. Perché la morte non vuole rumore, bisbiglia, sussurra inesorabile, alita e ti prende con sé. E’come  un rapimento, ma senza possibilità di riscatto. E  in quel silenzio così irreale  che cala all’improvviso   il groppo alla gola sale fino a diventare macigno e quando sta per soffocarti, scioglie lacrime di sofferenza. La morte- è noto- ci appartiene, ma non si è mai pronti a questo evento e, quando la notizia  arriva, ci si ritrova soli davanti al suo mistero  che nasconde alla vista i tuoi cari. Solo in quel momento ti fermi a pensarla, con la mente a ritroso nel tempo,  a scavare nei ricordi, perchè non si  perdano  nell’oblio.

Ti ho conosciuto tanto tempo fa, io quasi donna, tu  nel fiore della maturità, già  moglie e madre. Avevi tutto ciò che una donna poteva desiderare.  Hai vissuto senza ostentazioni o sbavature, perfetta  come padrona di casa, ospitale ed accogliente con parenti ed amici.  Era  smisurato il tuo amore per gli animali, come pure  per le piante e i fiori, a dimostrazione del tuo animo puro, gentile e sensibile. Riempivano le giornate in quella casa dove hai trascorso la tua vita in attesa che il tuo Ciccio tornasse a casa, la sera, dopo una giornata di lavoro impegnativo, ma conquistato con  volontà, sacrificio ed affanni per garantire benessere alle “sue” donne.  Avevi i cani, che ti facevano compagnia, avevi le piante da curare dentro e fuori. Avevi le amiche con cui scambiarsi visite, avevi i viaggi da programmare, avevi sogni da realizzare. E quando tutto ciò non bastava, arrivavano in soccorso parenti lontani, che riempivano solitudini e  stanze degli ospiti in attesa. Una vita  di consuetudini, con ritmi scanditi dalla ritualità familiare, di relazioni e di affetti.

E quando la malattia ti ha preso per mano e ti ha condotta in un iperuranio muto ed immobile, per chi ti voleva bene è cominciato lo strazio: la consapevolezza di non poterti aiutare, pur volendo fare qualcosa per farti stare meglio. Un tormento fisso: comprendi quello che ti sto dicendo? Percepisci il calore di una carezza e di un sorriso? E mentre le tue labbra lasciavano passare solo parole incomprensibili, il nostro sguardo si allontanava    furtivo e sconsolato da te, mentre rientravi nel tuo mondo solitario di perduta memoria, il tuo rifugio sicuro dal mondo, nel quale indifesa  ti assopivi.

Ho voluto vederti mentre dormi il sonno senza ritorno. Bella come sempre, continui ad indossare con naturalezza il tuo abito bianco e blu che fa risaltare la tua innata eleganza con semplicità. Il biancore innaturale non toglie serenità al tuo viso che sembra dirci:-State tranquilli, ora sto bene!- Il dolore di una mancanza viene lenito dalle parole pronunciate dal prete all’omelia. Sono parole che consolano e riempiono il cuore di speranza. Quella speranza che non dobbiamo mai perdere anche nei momenti di immenso sconforto. Perché tu, da lassù, zia Nina cara, farai di tutto per guidarci a non deviare mai dalla retta via dell’amore, vero? Perché tu, zia Nina cara, farai di tutto per consolare zio Ciccio, e Rosaria e Alberto e Ida e Carla  e  noi per la tua assenza, vero? Perché  siamo certi che  tu, zia Nina cara, sarai la nostra forza nei momenti di afflizione. Buon viaggio e veglia su tutti noi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *