Fratello, sorella, ti aspettavo.
Sii benvenuto nella casa dove sono nato
e dove ho vissuto i primi 24 anni della mia vita:
le feste con gli amici e i sogni di gloria,
l’incontro con il Signore
e il cammino di conversione a Lui,
il carcere già sperimentato a Perugia
e poi qui, in casa mia,
il conflitto con mio padre ed infine l’uscita di qui.
Dio mi chiamava a riparare la Sua casa in me
e poi la Chiesa di Suo Figlio.
Era meglio obbedire a Dio
invece che a mio padre Pietro.
Fratello, sorella
fatti pellegrino della mia casa terrena
ma cammina verso la casa di Dio in te
verso la Sua Casa, il Paradiso.
Alzati e cammina.
Ti accompagno con la testimonianza della mia vita.
Sostengo i tuoi passi con la preghiera.
Cammina. Ti aspetto. Dio ti benedica.
Francesco d’Assisi, tuo fratello
(lapide ingresso Chiesa Nuova- Assisi)
Torno ad Assisi dopo 46 anni. Fissi nella mia memoria di maturanda sono rimasti i tantissimi tesori d’arte e tutti i ricordi francescani che la città custodisce mirabilmente. La città della pace, oggi come allora, è lo specchio della vita di Francesco. Tutto è com’era? Non lo ricordo, so di certo che io non sono più quella ragazzina. Allora ero qui in gita per conoscere i luoghi in cui Francesco aveva trascorso la sua giovinezza spensierata prima di dedicarsi a una penitenza incessante, fino all’incontro con sorella morte sulla nuda terra della Porziuncola e alla gloria che lo attese nella magnifica chiesa sul “colle del Paradiso”. Oggi la maturità, col suo incontenibile potere introspettivo, mi invita a perdermi nella stupenda vista panoramica che abbraccia tutta la valle tra Spoleto e Foligno e a ripercorrere strade e piazze e chiese già note alla ricerca di frammenti di fede da riposizionare, alla stregua di tessere di un mosaico, nel puzzle della mia esistenza.
Assisi è davvero unica: passeggi e respiri santità. Sguardi curiosi spaziano tra vicoli di pietra ed archi sinuosi e, con occhi che elemosinano luce, si elevano fino a godere della bellezza esaltante del Creato, mentre un chiacchierio appena accennato si mescola alla lentezza che si fa cammino e al bisogno di ammiranti pause. Ed io, pellegrina tra tanti, procedo adagio, cerco di non fare rumore, di respirare il silenzio, di concentrarmi a ricordare. Conto i passi sulla strada lastricata in discesa attenta a non inciampare e mi ritrovo immersa nel 300, ma in realtà è il 1973: stretta su un lato della stessa stradina, sono in attesa che passi il corteo storico rievocativo del Calendimaggio con cavalieri e dame che sfilano nelle vie decorate da fiori e bandiere, tra danze appena accennate ed esibizioni di arcieri e sbandieratori. E’ un tumulto di sensazioni, vibrazioni, pensieri ed emozioni, racchiusi in ricordi solo assopiti, che riemergono nitidi e precisi.
Assisi è un rifugio sicuro, che sa riempire vuoti e dare serenità. Francesco continua ad essere un esempio di semplicità da imitare e di amore per il creato per noi che non sappiamo più come smaltire l’ubriacatura dalla modernità e dai suoi ritmi frenetici che ci impone quotidianamente. E’ un centro di energia benefica e rigenerante per ritrovare te stesso, contemplare la bellezza dell’universo, riuscire a guardare l’altro con gratuità, vivere la gioia dell’incontro. Il Poverello -semplicemente- rende insignificante l’immediato e fa recuperare l’attesa. Qui capisci che puoi farcela anche tu, perché Lui, il giovane Francesco, è uno di noi, simile a noi nella leggerezza della vita e dei sogni di gioventù. Il suo “no” al passato, il suo voler essere “nudo e indifeso” è una risposta sovversiva che anche noi possiamo dare alle avidità di questo mondo. E’ questa “libertà dell’essenziale” che ce lo rende così vicino, così attuale e così tanto amato. L’umile Francesco non fugge e non ci chiede di fuggire dal mondo: nel predicare il rispetto e l’amore del Creato, ci pone al centro del Mondo, caricandoci di tutto il peso che questo posto richiede.
E non è di questa responsabilità che il mondo intero ha necessità ?