E’ il 1969, domenica 20 luglio: nel pomeriggio che corre verso sera c’é frenesia nell’aria. Abbiamo un appuntamento con la storia. Facciamo tutto molto in fretta per rientrare in casa e metterci comodi nel tinello, cuore di tutte le stanze che qui si affacciano o l’attraversano. Nell’unico angolo libero, quello accanto al camino di rappresentanza, mai acceso, la cui cappa mostra un muro a faccia vista dipinto magistralmente da un pittore ridotto ad imbianchino, poggia il televisore su una base in vetro di un alto carrello di lucido legno scuro, dalle gambe esili, rese più slanciate dalle rotelle. Poco distante, sul ripiano del camino di marmo, in un punto più che strategico, è posizionato il telefono, rigorosamente attaccato al filo, che ci collega con il mondo, assieme ad altri strumenti elettrici: la radio e il «mangiadischi». Il registratore marca Geloso completa la dotazione e ogni venerdì fa la sua parte per registrare le canzoni della Hit Parade di Lelio Luttazzi, dandomi l’opportunità di accompagnare i pomeriggi di studio con la musica più in voga. La colonna sonora di questa estate è «Lisa dagli occhi blu» di Mario Tessuto. Massimo Ranieri ha appena vinto il Cantagiro con «Rose Rosse», davanti ai Camaleonti con «Viso d’angelo» al Lucio Battisti di «Acqua azzurra, acqua chiara» e all’Equipe 84 con«Tutta mia la città».
La televisione trasmette solo su due canali, che chiamiamo senza tanti giri di parole «primo» e «secondo» a partire da una certa ora del pomeriggio, con la «tv dei ragazzi», mentre la sera si assiste alla messa in onda di sceneggiati, varietà e quiz. Da questo pomeriggio di calda d’estate sarà l’unica protagonista! Sta per succedere davvero qualcosa di molto speciale, il realizzarsi di un sogno per l’umanità intera: conquistare la Luna. Quando ci penso, un brivido mi percorre la schiena con una sensazione di incredulità mista a stupore. Possibile? Stento a crederci. E, dunque, lo sguardo si fa più attento a quello che succede in TV per non perdermi niente di quello che avviene lontano da qui, mentre il pensiero prova ad immaginare come sarà diverso il mondo, da domani. Devo dire che tutto sembra irreale. Non riesco a stare ferma, così esco in giardino. Non è ancora buio, guardo in su, la Luna c’è. E’ sempre tanto lontana da noi, ma, mai come ora, la sento tanto più vicina. Sta per svelarsi all’umanità e perdere ogni segreto. La sua conquista è a un passo, a portata di mano, grazie alla scienza che non si arrende mai e osa tutto per offrirci un futuro sempre più ricco di possibilità. Torno in casa, sono quasi le 20:00 qui da noi in Italia e lo schermo inquadra il Lem-Aquila, con a bordo Armstrong e Aldrin, che si stacca dal modulo di comando Columbia, sul quale è rimasto Collins. Dopo circa due ore di attesa termina la lenta discesa, fino a quando un emozionatissimo Tito Stagno, che conduce la diretta dalla RAI, pronuncia le parole tanto attese: –Ha toccato!– smentito un attimo dopo da Ruggiero Orlando, in collegamento da Houston, il quale ribadisce che mancano ancora dieci metri all’allunaggio, termine che l’umanità riunita in mondovisione ascolta per la prima volta mentre assiste a questo evento unico e magico. Partono applausi liberatori. Un respiro di sollievo anche per noi libera sorrisi e battimani.
Per vedere Armstrong aprire il portellone, scendere sulle sabbie seleniche ed imprimervi la sua impronta sinistra bisogna attendere le prime luci dell’alba, alle 4.56 di lunedì 21 luglio, rimanendo incollati al televisore per segnare questo momento emozionante nella storia dei propri ricordi «E’ un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità» sono le prime parole che Neil Armstrong rimanda sulla Terra, un attimo dopo aver messo piede sulla Luna. La notte serena dà la possibilità di guardarla in una luce nuova la Luna, che splende luminosa in cielo e, per la prima volta, abitata dall’uomo. Camminando, i due astronauti si allontano di pochi metri dal Lem e piantano la bandiera americana, che però non sventola, resta immobile, in una posizione quasi innaturale; ma è sicuramente un baluardo di vittoria, che realizza il sogno americano, la dimostrazione al mondo intero che gli Stati Uniti hanno una marcia in più rispetto all’Unione Sovietica che pure era stata capace di mandare in orbita il primo satellite artificiale nel 1957 e poi anche il primo uomo Juri Gagarin.
Non era mai capitato che la TV facesse una diretta così lunga, ma l’evento è così eccezionale e straordinario da giustificare l’eccezione. Anche a me è stata concessa la deroga di rimanere alzata. Certo l’adrenalina è alta, fa un certo effetto vedere questi due uomini muoversi ad andatura saltellante, con estrema lentezza e passo felpato, per controllare meglio i gesti da fare. Li osservo camminare sul Mare della Tranquillità, che evoca bene tale cadenza, mentre sistemano strumenti che vedo per la prima volta e raccolgono pietre e terriccio, che custodiscono in una luccicante valigia d’alluminio con estrema cura come si conviene ai primi reperti geologici che l’uomo preleva con le sue mani da un altro corpo celeste. Il presidente americano Richard Nixon parla al telefono con i due astronauti e si congratula per la missione compiuta. Grazie per quello che avete fatto, i cieli sono diventati una parte del mondo dell’uomo. […] Per questo momento di valore inestimabile nell’intera storia dell’uomo tutti i popoli della Terra sono veramente uniti: uniti nel loro orgoglio per ciò che avete compiuto e uniti nella preghiera perché possiate tornare sani e salvi fra noi»
Una notte il cui ricordo-sono certa!- resterà indelebile nella mia mente e nei miei occhi. L‘Apollo 11 ha portato nel volo verso la Luna e riporterà sulla Terra, un’era «nuova» capace di costruire un mondo diverso e sconosciuto per chi è fermo a guardare, con stupore ed ammirazione, Neil Armstrong e Aldrin mentre -sembra un paradosso, ma è realtà- realizzano l’utopia. Rimane in me la certezza che la Luna, pur senza più segreti per l’uomo, continuerà a cullare gli incontri romantici e a farsi trovare quando le coppie alzeranno lo sguardo al cielo per cercare la sua discreta protezione, perché è sempre il cuore che illumina la scienza e la sostanzia.