Il bambino è uno scienziato?

 

La  scienza nasce dalla connaturata attrazione dell’uomo per il mistero della vita e la missione dello  scienziato è comprendere le leggi che regolano il mondo e la vita stessa, attraverso la soluzione di misteri.

Il bambino, come lo scienziato, pone domande e si interroga sul senso della propria esistenza mediante i “perché?”.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista  Science, condotto da Alison Gopnik, psicologa dell’ University of California di Berkeley, i bambini pensano e imparano seguendo la stessa logica usata dai ricercatori e sono capaci di rappresentare il mondo che li circonda, elaborare teorie intuitive, fare previsioni e deduzioni che li portano a una forma di apprendimento simile a quanto si verifica  nella mente degli scienziati.

Le logiche di pensiero dei bambini si avvicinano molto ai modelli probabilistici, in cui  il mondo fisico viene prima elaborato visivamente, poi ricondotto a mappe o rappresentazioni mentali che, infine, vengono  utilizzate per selezionare quali  risposte  fornire agli stimoli ricevuti.  E’ la logica dell’osservazione, dell’ipotesi e della verifica sperimentale. Quando i bambini  rimettono mano ai loro disegni sulla base dell’esperienza compiuta, in fondo non si comportano come gli scienziati, che riformulano le loro teorie partendo dalle evidenze sperimentali?

Le risposte che i bambini riescono a darsi sono caratterizzate da un profondo lavoro cognitivo, cui gli adulti danno una mano importante anche dal punto di vista socio-emotivo, che aiutano a comporre-un po’ alla volta- e ad usare  quello  smisurato  puzzle che chiamiamo   “sapere”

Tutti i misteri della vita non potranno mai avere risposte definitive. Tuttavia, le scoperte già fatte servono da apripista per altri “perché”, che è come dire che il viaggio non ha mai fine  e che non potrà esaurire tutto il capitale invisibile presente in ciascuno di noi, fatto di  talento e creatività. Questo capitale si alimenta grazie allo stupore che ci assale e alla meraviglia che ci coglie  per ogni nuova  scoperta o conquista.

Uno strumento importante  per liberare creatività nei bambini  è la fiaba, che usa magistralmente  la fantasia.

Ma il solo racconto non è abbastanza. Perchè diventi strumento di conoscenza deve andare oltre lo stupore, deve ipotizzare qualcosa di diverso da quel che c’è.  Partire dal noto per sperimentare nuovi percorsi e trovare  nuove soluzioni.

Heidi è un piccolo esempio di come una fiaba tra le più conosciute ed amate dai bambini possa essere utilizzata per  ipotizzare scenari e finali diversi, come la prospettiva di un mondo popolato di copie biologiche di animali e di uomini del cui destino si  può provare solo sgomento.

Non più la  tranquillità   e la pace delle alte vette e delle ampie valli, con i suoi amici animaletti, con le voci del nonno e dell’amico Peter in un trionfo di affetti ,di emozioni e di sentimenti di amicizia. Ma  nuovi terribili scenari, che conducono alla manipolazione dissennata di un mondo incontaminato e  sopraffatto dalla cupidigia umana.

Se dentro ogni bambino si nasconde un piccolo scienziato, “lscienziato nel suo laboratorio non è solo un tecnico, è anche un bambino davanti a fenomeni della Natura che lo affascinano come un racconto di fate.”  (Marie Curie)

 

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