La vicenda di Tommaso -sulla quale molto abbiamo riflettuto e discusso, increduli e inorriditi dalla smisurata e bieca crudeltà umana-spinge il mondo della scuola -e la società tutta- a porsi il serio interrogativo: “Perché si uccidono i bambini?”
La risposta più ovvia sarebbe questa: “ Perché tra noi si aggirano esseri bestiali, in apparenza persone comuni e perbene, capaci di commettere crimini più efferati”
Sappiamo che questa, anche se drammaticamente vera, non può essere una risposta sufficiente!
Siamo tentati di ricercare le ragioni di questa barbarie nel benessere di una società evoluta, nella ricchezza economica del nostro Paese, nell’esasperata cultura dell’effimero, del permissivismo, dell’affermazione personale, del successo e del potere, ma siamo ancora lontani dalla verità. Bisogna spingersi oltre, arrivare alle origini, alla radice, alle fondamenta su cui si costruisce la società, cioè il significato della vita, che diventa niente, cosa tra le cose o, peggio ancora, merce di baratto, quando si arriva ad uccidere qualcuno.
Il rispetto che si deve al bambino, componente fragile della società, è rispetto per la sacralità della vita! Senza se e senza ma!
Una società che voglia fare ricorso a qualsivoglia categoria interpretativa giustificativa della devianza, della trasgressione, dell’assassinio è destinata alla dissoluzione e al crollo.
Il male esiste e va combattuto mediante l’affermazione della cultura dell’impegno ad affermare la sacralità della vita, che è tale sempre e che appare solo più evidente nel volto innocente di un bambino.
Ognuno di noi ha il dovere di ripensare alla vita prima ancora che al modo di vivere, andando a lezione dai piccoli, per uscire dall’amore ossessivo che nutriamo per noi stessi e per il nostro smodato desiderio di affermazione, che giunge al punto di sacrificare l’altro.
La scuola, insieme alla famiglia, è uno dei luoghi privilegiati, in cui questo passaggio può concretizzarsi perché è esperienza di socialità condivisa, in cui ciascuno coltiva se stesso e porta a maturazione le sue possibilità, ma lo fa insieme agli altri, nel rispetto dell’altro, nel senso più profondo ed autentico di persona unica ed irripetibile. Tutto questo genera identità, senso di appartenenza e costruisce un futuro con le carte in regola, un futuro che difende la vita in tutte le forme in cui essa si manifesti.
Solo se ognuno accetterà di fare la sua parte con onestà ed impegno, senza ipocrisie e giustificazioni , il sacrificio di Tommy non sarà stato vano!