Sono a cena in un ristorante un sabato sera qualsiasi. Mi guardo in giro. Osservo coppie di fidanzati e famiglie con figli piccoli e poi coniugi di ogni età, tavolate rumorose di amici. Tutti hanno appendici tra le mani o in bellavista sul tavolo, per le quali mostrano grande interesse. Due bambini, dall’apparente età di ¾ anni, ingannano l’attesa scorazzando tra i tavoli, tra sguardi ostili ed impotenti di clienti e camerieri. Uno dei due, d’improvviso, comincia a urlare e a fare i capricci, dimenandosi quando il papà lo ferma e lo costringe a sedersi perché stanno per arrivare le pietanze ordinate. La madre, senza indugio, gli porge il “suo” cellulare. All’istante, il bambino si calma, si siede e sorride. Sa già cosa fare. Arriva anche l’altro bambino e insieme cominciano a smanettare con i tasti, probabilmente alle prese con un videogioco. Tutta l’allegra brigata continua a godersi la serata, indisturbata ed indisturbabile. Cedere il proprio telefono per zittire i pargoli è un sacrificio che si può fare, perché dà sollievo a tutta la compagnia.
A voler essere onesti, crescere dei figli a volte può essere estenuante. Hanno bisogno di cure ed attenzioni ininterrotte e di genitori emotivamente e perennemente presenti. I “no” poi sono battaglie impegnative da sostenere, perché la determinazione dei piccoli può essere molto più volitiva della pazienza dei grandi. E, dopo una giornata di lavoro, quando si ha bisogno di un po’ di pace per non sclerare, ecco entrare in campo quell’accattivante schermo colorato, quell’alternativa hi-tech che mette in salvo gli adulti e li libera dalla lettura di favole, dai giochi d’incastro, dalle costruzioni con mattoncini, dagli scarabocchi, da ogni contatto anche fisico sul tappeto di casa per tornare ad essere bambini insieme.
Il fascino seducente di queste baby-sitter tecnologiche dal display multitasking ammalia ad ogni età. E’ un alleato sia per genitori <digitalmente> distratti ed indulgenti, che per i figli, per i quali gli impulsi accattivanti cancellano la noia e donano gratificazioni immediate.
Peccato che questi strumenti tecnologici riescano ad offrire solo ciò di cui dispongono, non quello di cui avrebbero bisogno i bambini.
Le basi per un’infanzia che tempri il carattere ed abitui a superare le grandi sfide della vita, si chiamano <responsabilità> ed <indipendenza>, qualità che non sono a portata di mano sugli scaffali dei negozi di elettronica o telefonia. Occorre costruirli giorno dopo giorno facendosi guide autorevoli, grazie ad interazioni familiari e sociali esemplari, a consistenti opportunità, a presenze costanti e a salutari momenti di noia, che possano risvegliare creatività ed attivare canali alternativi di scoperta. L’esperienza di crescita può essere un’avventura meravigliosa o un percorso ad ostacoli insormontabile. Dipende da noi come sarà nostro figlio.
Se spegniamo il cellulare durante i pasti o in auto
Se lo abituiamo a riconoscere e a saper gestire la rabbia e la frustrazione
Se diamo la giusta importanza al saluto, alla condivisione, al dire “grazie” “scusa” “permesso”
Se sorrisi ed abbracci sono una sana abitudine quotidiana da profondere a piene mani
Se troviamo il tempo di giocare con lui come facevamo quando era piccolo
Se rispettiamo il lavoro che la scuola svolge per educare
Se non prepariamo noi lo zaino e glielo portiamo fin dentro l’aula
Se lasciamo che si arrangi se dimentica il diario o la merenda
Se non spettegoliamo sul metodo delle maestre nei gruppi whatsapp per genitori
Se lasciamo che porti a termine un compito in piena autonomia
Se impariamo a dare punizioni giuste all’occorrenza
Se non stiamo lì a controllare, correggere, commentare, dubitare, confrontare, fotografare, paragonare e chattare lasceremo intatta la sua facoltà di crescere, anche sbagliando, in autonomia e consapevolezza, perchè si diventa grandi grazie alle persone che credono in noi.