E’ arrivata improvvisa e silente, subdolamente si è impadronita di te.
Ha soffiato sulla tua vita ed ha sparigliato il tuo castello di carte che, pazientemente, amorevolmente e minuziosamente, stavi tirando su: alcune cadevano, tra inciampi ed ostacoli, ma tu riuscivi a rimetterle insieme con una grande forza d’animo.
Ora non più.
Da oggi dormi il sonno eterno, dopo aver lottato come un leone, libero dalla sofferenza, che ha lasciato il segno sul tuo volto scavato che, inutilmente, la barba brizzolata ha cercato di nascondere.
Una mano ti accarezza la fronte: è quella di un padre che non si rassegna ad un destino che reputiamo tutti ingiusto e crudele. E così altre mani stringono in un comune abbraccio, nel vano desiderio di alleviarlo, il dolore inconsolabile dei tuoi cari.
La Vergine ti ha preso per mano e ti ha portato via nel giorno della sua festa. E’ un segno di speranza e di fede.
Dovremo imparare a concepirti in un’altra dimensione: nei silenzi del nostro pensare, nelle carezze di chi ti ha amato, negli sguardi di chi ti ha generato e che hai generato, nel ricordo di quanti ti hanno conosciuto, nelle bellezze del Creato.
Continua a pedalare, Franco, nei prati celesti, come l’ultima volta che ti ho visto, legato al filo di una speranza svanita troppo in fretta. E’ così che ti ricorderò.
Veglia sui tuoi cari e consolali. Adesso puoi.