Buona Scuola? Ma anche no!

Sembrerebbe che la  “Buona scuola”,  nata più come risposta all’elefantiaco precariato che come riforma vera e propria,  non sia stata troppo gradita dai diretti interessati. Me compresa, che sono stata fino a qualche mese fa parte in causa, in qualità di “preside-sceriffo” come ormai l’opinione pubblica preferisce appellarci, a causa di un battage pubblicitario qualunquistico di stampa, social e TV. La maggior parte dei  sondaggi, elaborati dai più svariati istituti, ci confermano che oltre l’8o% dei docenti non  gradisce la Legge 107/15 di  Giannini-Renzi. E’ una bocciatura senza possibilità di appello. E per lo più, a mio modesto giudizio, attesa fin da subito. Sapevamo tutti che una legge approvata in fretta e furia, nata per superare un precariato storico, visto che l’Europa ci aveva multato pesantemente, non avrebbe potuto che essere pasticciata e produrre disastri.

Oggi tutti i docenti sono convinti che  non ne beneficia nè l’insegnamento, né tantomeno l’apprendimento.  Ma chi si trova  dall’altra parte delle barricate, quel super-preside a cui inopinatamente si chiede di tutto e di più, che giudizio ne dà?

A fronte di un imminente avvio del processo valutativo, che dovrebbe trasformarsi in moneta sonante, senza ritegno, il MIUR, nel primo anno di applicazione della Legge 107/15,  ci ha oppresso con  molestie vessatorie,  non consentendoci neppure di fruire del meritato riposo estivo.

La chiamata diretta dei docenti e l’attribuzione del bonus premiale hanno fatto sì che restassimo prigionieri nelle scuole, desertificate dal solleone estivo.

Non che prima di allora ci fossimo sollazzati nel “dolcefarniente” di una dirigenza scolastica, che lo è solo a chiacchiere, soprattutto a livello economico! In Campania, siamo ancora in attesa di quella retribuzione di risultato che, in assenza di valutazione, ci garantirebbe -al massimo- un abbonamento a teatro, se ce la pagassero.   Stiamo aspettando quella elemosina pari ad un migliaio di euro all’anno dal lontano 2012. Campa cavallo!

Non solo. Il bonus di merito, visto con il fumo negli occhi da sindacati e docenti perché giudicato come una forma di premio per coloro che appartengono al cerchio magico del dirigente, ha causato situazioni di conflitto ed inutile competitività” nell’ambiente scolastico. Ma, ancor di più, ha provocato malessere nei dirigenti scolastici che, d’emblay, si sono visti piovere addosso un adempimento di cui sono rimasti gli unici responsabili, senza disporre di un benchè minimo straccio di linee guida! Eppure Istituti come l’INVALSI e l’INDIRE vengono pagati profumatamente per…Già, perché?

Non parliamo poi della farsa che è stata la chiamata diretta, cioè  la  possibilità per i presidi di scegliere direttamente tramite colloqui i propri insegnanti all’interno di un ambito territoriale!  Come no!

E’ successo che nell’ambito di appartenenza del mio Istituto Comprensivo, in provincia di Benevento, ci fosse un rapporto posto/docente di 1/1. Un posto disponibile nell’ambito, un docente assegnato all’ambito. Tutta la procedura, come già detto, avviata nell’imminenza del Ferragosto, è stata solo un’ulteriore burocratizzazione della professione dirigente, che oramai non conosce più limiti! O prendevi quel docente oppure, se i requisiti riscontrati non corrispondevano a quelli  richiesti nel bando che avevi predisposto, avresti potuto decidere di  non assumere ed aspettare che quello stesso docente, nella fase successiva, ti venisse assegnato d’ufficio dall’USR. Tipo: 0 mangi questa minestra, o…..

La Buona Scuola continua a non piacere a nessuno, perché ha creato solo disastri e deportazioni, lasciando l’amaro in bocca ai docenti che sono stati trasferiti a centinaia di chilometri da casa, per i mancati aumenti stipendiali e per un nuovo contratto di lavoro che resta una chimera e ai dirigenti, devastati da una burocratizzazione che si è fatta molestia quotidiana.

Se la Buona Scuola voleva distruggere quel poco di buono che era rimasto della scuola  ha centrato in pieno l’obbiettivo!

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