“Dirigente, c’è il Comandante D’Alì! “
– Fatelo entrare!-
Io mi alzavo dalla poltrona e mi avvicinavo alla porta per accoglierlo. Un saluto cordiale dall’alto della nostra imponenza fisica, una stretta di mano e…prego, accomodatevi!
Un rituale, quasi sempre lo stesso, per anni!
Per qualsiasi motivo fosse lì, non si poteva che conversare, prima di porre sul tappeto il problema da affrontare.
Si spaziava tra gli argomenti più disparati, ma si finiva inevitabilmente per parlare di scuola, quella che lui amava, quella seria, ricca di valori e di impegno per formare cittadini consapevoli e responsabili. La riforma Gentile, che vedeva nell’educazione un divenire dello spirito per realizzare l’ autonomia dell’individuo, era per lui l’unica vera riforma, che aveva generato una scuola severa ed elitaria, “aristocratica”, nell’ottimo senso della parola, come studio dei migliori.
Come qualcuno ha detto, dialogare non è semplicemente “parlare con”. E’ qualcosa di più. E’ esporre se stessi alla forza e al rigore del ragionamento. Il dialogo è lo strumento dei forti e la prima condizione perché ciò sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l’altro dice.
Ecco, è proprio questo rispetto reciproco che ci ha accompagnato in tutti questi anni.
Stessa lunghezza d’onda nell’affrontare le tante problematiche gestionali e burocratiche della Scuola di San Giorgio del Sannio, supporto costante nei casi difficili, ma anche sostegno nella formazione dei ragazzi, con convegni di alto spessore.
Io sono andata via per prima. Oggi apprendo che il luogotenente Pietro D’Alì lascia San Giorgio del Sannio per un nuovo importante incarico in un altrove che spero apprezzi le sue doti umane e professionali non comuni.
Io l’ho fatto; ho sempre potuto contare su lui, mi sono sentita al sicuro, protetta, di quella protezione sana che solo l’Arma sa dare. Grazie, luogotenente D’Alì, per esserci stato sempre nei momenti cruciali.
E un abbraccio infinito a tutta la famiglia. Con stima e riconoscenza