Il bianco e i colori

La Chiesa è in fermento: la anima stamane un viavai di vite, tutte egualmente avvolte di un bianco candido e vestite con l’abito di Francesco.

Gli occhi  degli adulti scrutano di qua e di là per guadagnare un posto di seconda o terza fila perché la scena oggi è solo  per i bambini della Prima Comunione.  Lo sguardo inciampa sui volti  trepidanti di mamme e papà, di zie e nonni, di fratelli e sorelle, di amici e parenti che trasudano emozione, in un caleidoscopio di colori e di  bellezza.

E pensi a quanta cura è stata necessaria per prepararsi all’incontro con  Gesù!

Mentre sei intenta a cogliere i segni  della festa, l’attesa ti induce  a riflettere. Sfila nell’unica navata centrale la storia di ciascuno e, da quello che vedi, non sempre è una “storia” facile. Dettagli che destano attenzione e “si dice” appena sussurrati perché non diventino indiscrezioni rimandano sì a storie allegre di quotidiana normalità, ma anche a storie  di sofferenza e di lotta.

E ti ritrovi ad osservare chi, con un sospiro di sollievo, scioglie la tensione per una prova di lettura andata a buon fine, chi ha il viso rigato di lacrime  per una breve frase appena sussurrata, ripensando alla  fatica  che è costata e a quella che ancora servirà  e chi usa  le braccia a mo’ di sostegno.

Ma oggi, qui, per Gesù sono  tutti  protagonisti, tutti in  prima fila,  tutti uguali,  tutti animati dallo stesso sentire.

Il bianco è il colore della purezza. E, dunque, è il colore che spetta loro.

Ci viene detto  che abbiamo il dovere di conservarlo candido, come in questo santo giorno.

E poi c’è  il racconto di una  storia, quella che tutti dovremmo  essere capaci di scrivere con i  gessetti colorati che ci sono stati affidati da un Artista a noi noto.

Solo che, improvvidamente, qualcuno li ha lasciati in un angolo o dimenticati in un cassetto oppure gettati via come roba inutile.

Impegniamoci a recuperare i nostri gessetti per dipingere le  nostre vite con i colori dell’arcobaleno, simbolo di pace e di rinascita dopo le tempeste, alzando lo sguardo al Cielo, perché non troveremo mai arcobaleni se guardiamo in basso.

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