Porto con me, da quando son nata, un oggetto che mi fa compagnia e che non abbandono mai.
E’ un caro compagno di viaggio, del quale non saprei fare a meno: non è usurato dal tempo che passa, non ha un peso reale e non costa fatica custodirlo da sguardi indiscreti.
Lo apro spesso per ritrovarvi qualcosa che vi ho riposto o per infilarvi qualcos’altro.
Oggi è un giorno speciale e voglio aprirlo con voi.
Infilo la mano alla rinfusa ed ecco …..
La foto sciupata di me piccolina sulle gambe della nonna… e quella con papà seduta sulla mitica 600 grigio topo
Il lettino rosa con la bambola dai capelli di nylon biondi- la befana del dopolavoro ferroviario
L’attesa di nonna Grazia con gli addobbi di cioccolato per l’albero di Natale
I bagni alle Terme di Telese unico surrogato di vacanze e poi Scauri da raggiungere in treno
La televisione con la TV dei ragazzi e Rin-Tin-Tin di pomeriggio e la sera con gli sceneggiati di Cronin
L’ammaraggio sulla Luna e la tragedia del Vaiont fissi nei miei occhi poco più che bambini.
Il Geloso per registrare la Hit Parade di Luttazzi il venerdi e riascoltare le canzoni della beat-generation
I Beatles (che amavo) e i Rolling Stones (che non sopportavo)
La gonna lunga che si faceva mini di nascosto appena uscivo di casa
Le feste da ballo in casa, dove il numero delle ragazze era sempre inversamente proporzionale a quello dei ragazzi
Le nebbie beneventane dei mattini uggiosi di scuola che risuonavano di risate spensierate, ma soprattutto di corse col fiato in gola per non arrivare dopo il suono della campanella
Dove ti attendevano l’arcigna preside Collarile sulle scale del Magistrale e il grembiule nero in aula
La pergola odorosa di uva fragola, le mele verdi di San Pietro, le pesche e le albicocche “colte e mangiate” nelle pause rubate allo studio delle calure estive.
Le amarene che il sole e lo zucchero trasformavano in delizie profumate, da tenere sotto chiave per le occasioni importanti.
Il bursò di edera abbarbicata per rinfrescarsi sulle panchine di cemento “fai-da-te”
I pomeriggi di studio alla scrivania di papà-ex-falegname e anche ex-musicante, che non voleva emigrare e che è riuscito a restare
Un vestito ecrù a dare forma e corpo ad una ragazza determinata a scrivere una lunga e mai terminata storia d’amore
Foto di figli che sorridono, che suonano, che partono e rimandano a storie di mare d’estate, di monti innevati d’inverno, a feste di compleanno tra corse, rimpiattini, altalene, giochi, coca-cola e torte colorate
Le lucciole ad intermittenza a sospendere l’oscurità delle sere d’estate, la Vespa nascosta in garage per sorprendere, il 125 a 16 anni, la prima vacanza dei figli da soli, i 18 anni, l’Università….quella sindrome del nido vuoto destinato (meno male!) a riempirsi di nuovo
Le Lauree, le specializzazioni, i congressi occasioni imperdibili di viaggi, alla scoperta di nuovi mondi
Gli amici del ballo, le spensierate e sudate serate conviviali
Le tante mancanze di persone care, con vuoti di affetti mai più colmati
La scuola, i colleghi, le recite-dapprima organizzate e realizzate, poi solo presenziate- il lavoro sempre più dilagante negli spazi di vita, ma sempre tenacemente affrontato.
Tutto qui dentro, custodito gelosamente senza usare lucchetto o chiavistello, perché nessuno potrà mai violare questo spazio virtuale, in cui racchiudere il tempo che passa.
E’ la valigia dei ricordi che ospita tutta la mia vita e che mi porto dietro come patrimonio più prezioso.
Grazie a tutti voi che siete con me stasera a crearne ancora uno.
E’ un’emozione che mi toglie il fiato.
Vi stringo tutti in un caloroso abbraccio perché siete tutti la mia ricchezza.
6 settembre 2015