Nozze d’oro

Con il doppio dei miei  nove anni, eri poco più che una ragazzina, eppure ti accingevi a diventare sposa.

Ricordo l’attesa di quel giorno incantato con i miei occhi di bambina, mentre la candida ed informe stoffa si trasformava in abito nuziale con le perle cucite a mano sul corpetto attillato ed il velo di tulle ad incorniciare i tuoi lucenti capelli corvini, stirati in boccoli cilindrici.

Vi ricordo giovani sposi sorridenti, in una bella giornata di ottobre, quando l’autunno si diverte a dipingere le fresche giornate con le sue pennellate  dai colori più caldi, con una vera d’oro al dito a suggellare la promessa di una vita insieme, con l’auspicio di un futuro intriso di gioia infinita.

Oggi siete testimoni di una storia importante, fortificati da quel patto sottoscritto mezzo secolo fa.

Il tempo è una categoria variabile: sembra non passare mai quando vivi ansie ed attese, malattie e dolori e sa volare via fugace quando sei felice e vorresti fermarlo.

Il matrimonio vi ha regalato tantissimi momenti belli: la certezza del lavoro, la gioia di una casa di proprietà, il calore e l’affetto di famiglie presenti e rassicuranti, l’attesa del primogenito, “nato in casa” come era d’uso allora, del secondogenito dopo qualche anno, questa volta in ospedale, segno dei tempi che stavano cambiando in fretta, l’automobile, le vacanze al mare…insomma, un benessere economico rassicurante per una vita tranquilla, senza scossoni.

Gli anni insieme sono volati in un batter d’ali, tra  impegni di lavoro e domestici.

Gigi, per tutti “uomo buono come il pane”, ha sempre fatto perdere le proprie tracce, dopo il lavoro, per interi pomeriggi; lo chiamava “ pronto-intervento a domicilio” perché erano note in paese le sue  “mani di fata” che riuscivano a ripristinare ogni cosa  non funzionante.

Noi abbiamo sempre sospettato che volesse respirare l’ora d’aria di libertà dalla moglie.

Infatti,  ad ogni  rientro, è fin troppo immaginare un beneaugurante:” Si può sapere dove sei stato e cosa hai fatto fino ad ora?”. Ed ipotizzare verosimilmente che Gigi, stanco nel corpo ma ritemprato nella mente, non si scomponga e, addirittura con l’occhiolino ammiccante, le regali un sorriso disarmante, riuscendo a farsi perdonare la prolungata assenza, dovuta anche alla sua passione per le bocce, altra ottima alternativa per uscire.

Con la pensione, giunta in verità molto precocemente, si compie la conquista della libertà incondizionata di Gigi, che ora può dedicarsi un po’ di più alla sua dolce metà,  perché si sa che le donne non vanno mai in pensione. Prima ci sono i genitori anziani da accudire, poi le nipoti da coccolare e viziare in vari modi e, infine, il figlio scapolone “chenonnevuolesaperedimatrimonio” a cui dedicare cure ed ogni accudimento quotidiano.

In tutto questo ambaradan, finalmente Ada decide di dedicare un po’ di tempo a se stessa. E meno male! Esplode, all’improvviso, il suo talento, rimasto nascosto e latente per anni, a ribadire- ove ce ne fosse bisogno- che non è mai troppo tardi per mettersi alla prova.

E così-da qualche tempo- la casa è stata invasa da tele, cavalletti, tavolozze, pennelli e colori…… con risultati sempre più interessanti, grazie alla “guida artistica” che l’accompagna e che riesce ad indirizzare il talento con consigli tecnici.

In sintesi, riavvolgendo il nastro della memoria, ritroviamo una vita coniugale normale, vissuta nella semplicità e nella concordia.

E’ una bella melodia cantata all’unisono, senza stonature.

Il duetto, nel tempo, è diventato un coro, con l’arrivo di figli e nipoti.

A questo coro, ci uniamo tutti noi per augurarvi di percorrere ancora un lungo tratto di strada insieme, tenendovi per mano come allora,  per raggiungere l’ambito traguardo delle nozze di diamante con la stessa gioia nel cuore di oggi.

18 ottobre 2014

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